DISPAREUNIA, IL SESSO FA MALE A UNA DONNA SU SETTE

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Lulù_88
view post Posted on 1/4/2010, 12:38




DISPAREUNIA, IL SESSO FA MALE A UNA DONNA SU SETTE



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Dispaurenia, termine oscuro, ma che per molte donne significa dolore e una vita sessuale insoddisfacente. I fattori che la causano possono essere biologici o psicologici. Un esame ginecologico nel 90% dei casi spiega il problema, spesso generato dalla vestibolite vulvare nelle donne in età fertile.
Altre possibili cause sono le infezioni vaginali, endometriosi, iperattività del muscolo vaginale e stipsi cronica. Per la parte psicologica sono concause psicosessuali legate alla paura, alle inibizioni educative e a disturbi d’ansia. Tra gli altri fattori ricordiamo anche l’effettuare il rapporto in maniera errata, o preliminari eccessivamente veloci, o, ancora, un’incompatibilità anatomica con il partner.
Il problema è che, spesso, questo tipo di sofferenza si autoalimenta ed è molto diffusa, anche se spesso taciuta, quasi per vergogna, fino a diventare un segreto lo più questo disturbo si manifesta per la prima volta in persone giovani, intorno ai 25 anni, al momento della penetrazione, ed è accompagnato da altri sintomi dolorosi, come l'impossibilità di sopportare il contatto con la stoffa dei jeans o le carezze del partner, e di usare assorbenti interni.
E se la “prima volta” circa i due terzi delle ragazze sente male, nelle occasioni successive il dolore durante la penetrazione non deve più verificarsi. Soffrono spesso di dispareunia anche le neomamme, nelle prime 6-8 settimane dalla nascita del bambino, dopo 6 mesi viene riportata da una su quattro ed è ancora presente nell'8% dopo un anno. Alcuni consigli pratici possono essere d'aiuto, come indossare biancheria intima di cotone bianco, preferire le gonne, usare protezione intima in fibre naturali, detergenti a pH 5, non profumati. In caso di vulvodinia (la sensazione dolorosa cronica che interessa la regione vulvare), evitare esercizi fisici che comportino un eccessivo sfregamento e frizione, come la bicicletta.
Inoltre importante è la scelta contraccettiva: "Talvolta gli anticoncezionali ormonali vengono 'accusati' di essere nemici della sessualità e del desiderio – afferma la Graziottin –, ma molto spesso si tratta di una colpevolizzazione ingiustificata. È molto più semplice identificare nella pillola l'origine di un disagio piuttosto che risalire a quali sono i disturbi e le comorbilità che possono provocare dolore e secchezza. Senza dimenticare che, soprattutto in alcune formulazioni, può essere un'alleata formidabile contro l'endometriosi, un disturbo molto invalidante che colpisce tre milioni di italiane.

''Oltre al trauma meccanico causato dalla reazione del corpo femminile alla sensazione dolorosa che coincide con la penetrazione – spiega la professoressa Alessandra Graziottin – si innesca un meccanismo di proliferazione delle fibre nervose del dolore che infatti, come hanno dimostrato recenti ricerche, diventano più numerose e superficiali. In pratica, il dolore alimenta se stesso: la parte coinvolta diventa più sensibile e l'ansia potenzia al massimo i ricettori del dolore''. Tanto che in alcuni casi per soffrire non è più necessario un rapporto sessuale. Per contrastare questo meccanismo, il team della Graziottin (che ha lavorato in collaborazione con l'anestesista Ezio Vincenti), ha pensato di bloccare con un anestetico temporaneo la “stazione di transito” del dolore, posta subito prima del midollo spinale.
I ricercatori italiani hanno provato, così, a curare i fattori predisponenti (infiammazioni, stili di vita) e a rilassare il muscolo contratto, abbinando una molecola che alza la soglia del dolore (l'anti-convulsivo gabapentin) ad anestetici (per bloccare il ganglio), somministrati in loco con una iniezione tra ano e coccige. Il trattamento è stato eseguito per la prima volta su 7 donne (età media 34 anni), che avevano provato senza successo le altre terapie. Dopo una cura di 2-4 mesi, a distanza di 6 mesi ''oggi tre sono ancora senza dolore, 2 hanno sperimentato un miglioramento significativo, una ha avuto risultati medi e solo una – conclude la Graziottin – non ha risposto alla cura''. Si tratta di uno studio preliminare ma che, secondo il medico, lascia sperare di ''poter alleviare il dolore di queste pazienti, e farle tornare a una vita normale''.
 
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